Gender Pay Gap nel Lazio: i risultati dell’indagine 2022-2023 nelle imprese con oltre 50 dipendenti

L’analisi dei Rapporti biennali sulla situazione del personale maschile e femminile nelle imprese con oltre 50 dipendenti del Lazio per il biennio 2022-2023 mette in luce progressi importanti, ma anche divari ancora significativi. Alla rilevazione hanno partecipato 2.834 imprese, tra cui 2.573 con più di 50 dipendenti, coprendo così l’89% delle grandi aziende regionali. Considerando il totale della forza lavoro, le donne rappresentano il 40% mentre gli uomini il 60%. La presenza femminile cresce solamente nelle realtà aziendali che contano tra i 100 e i 999 dipendenti, anche se rimane costantemente minoritaria nelle figure apicali: tra i dirigenti, infatti, le donne sono il 30%. Si registra comunque la crescita della presenza femminile nelle posizioni di vertice nel 2023: +4,2% (+1,5% gli uomini) tra i dirigenti e +4,3% tra i quadri (+2,5% uomini). Tra i quadri la presenza femminile rappresenta il 36%, tra gli impiegati si registra quasi un equilibrio (48,84% donne e 51,16% uomini), mentre tra gli operai la quota femminile scende al 28,78%. 
Il mercato del lavoro regionale risulta caratterizzato da un’ampia stabilità contrattuale – l’88,4% del personale è assunto a tempo indeterminato – ma permane una forte differenza nell’accesso al part-time, utilizzato dal 28,64% delle donne contro il 7,41% degli uomini nei contratti stabili e dal 52,70% delle donne contro il 28,13% degli uomini nei contratti a termine. Le donne ricorrono più spesso anche a congedi parentali (7,60% donne vs 4,07% uomini), aspettative (26,50% donne vs 18,79% uomini) ed hanno una maggiore incidenza di trasformazioni da full-time a part-time (1,1% donne vs 0,4% uomini); inoltre, tra i genitori con figli 0-3 anni, il tasso di dimissioni femminili è doppio rispetto a quello maschile (0,14 donne vs 0,07 uomini).
Dal punto di vista settoriale, il 71% della forza lavoro totale (in tutti i settori economici) è impiegata nei servizi orientati al mercato. Analizzando i singoli settori economici, il settore “servizi sociali” è quello con maggiore presenza femminile, pari al 68,08%, mentre le costruzioni rimangono a netta prevalenza maschile (89,96%). Nonostante l’incremento dell’occupazione femminile, si registra un Gender Pay Gap* medio pari al 46,5%. La categoria con il divario più elevato è quella degli operai, dove la retribuzione media delle donne risulta inferiore a quella degli uomini con un GPG del 97,3%. Seguono i dirigenti (43,5%), che presentano anch’essi un ampio divario, e poi gli impiegati, con un GPG del 33,4%. La categoria in cui il divario risulta più contenuto — pur restando a favore degli uomini — è quella dei quadri (11,8%).
In sintesi, l’indagine evidenzia un quadro in evoluzione, con segnali positivi di crescita della presenza femminile nei ruoli di responsabilità, ma anche persistenti disuguaglianze in termini di accesso ai vertici, condizioni contrattuali e retribuzioni. Per rendere il mercato del lavoro regionale più equo, il report richiama la necessità di proseguire sulla strada della trasparenza salariale prevista dalla Direttiva UE 2023/970, promuovere forme di lavoro flessibile non penalizzanti, rafforzare politiche e servizi per la conciliazione vita-lavoro, contrastare stereotipi formativi e professionali e valorizzare il ruolo delle Consigliere di Parità. Ridurre i divari di genere non è solo un obiettivo sociale, ma anche una leva strategica per favorire crescita e sviluppo sostenibile del territorio.
 

Documenti