Accordo di Parigi e Strategia Globale sui Cambiamenti Climatici
Comunità internazionale
Il 2015 è stato un anno decisivo per lo sviluppo sostenibile a livello mondiale con l’adozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile articolata in 17 Obiettivi. L’Obiettivo 13 dell’Agenda è relativo alla lotta contro il cambiamento climatico e indica la strada da percorrere per Adottare interventi urgenti per combattere i cambiamenti climatici ed i loro effetti. Nello stesso anno sono stati adottati:
L'accordo di Parigi sul clima, adottato il 15 marzo 2015, è lo strumento con il quale la comunità internazionale risponde all’esigenza di definire una strategia comune per fronteggiare le catastrofi, che negli ultimi decenni sono aumentate sia in termini di frequenza che di intensità. L’Accordo di Parigi sul Clima è un evento di portata storica nella lotta contro il riscaldamento globale e conferma il percorso condiviso verso un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici. L’obiettivo ambizioso indicato è quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte in tutti i settori economici di almeno il 40% entro il 2030.
La Conferenza delle Parti Cop 26 di Glasgow nel novembre 2021, sotto la co-presidenza di Italia e Regno Unito, ha rivolto l’attenzione ad alcuni obiettivi principali. Mitigazione: azzerare le emissioni nette entro il 2050; Adattamento: supportare i paesi più vulnerabili nel mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali. Finanza per il clima: impegno da parte di diverse istituzioni finanziarie e dei Paesi per aumentare i propri contributi e far sì che l’obiettivo di cento miliardi di dollari si possa raggiungere.
Nel dicembre 2023 si è raggiunto, con la Cop 28 di Dubai, un accordo considerato storico, in cui si riconosce per la prima volta, anche se con notevole ritardo, la necessità di una transizione dai combustibili fossili a livello energetico globale, puntando così al rispetto degli impegni già assunti nell’Accordo di Parigi. Inoltre, si è evidenziato il nesso di causalità tra emissioni e cambiamento climatico, stabilendo anche di avviare un processo quinquennale di valutazione dei progressi raggiunti, il così detto Global Stocktake. Si sottolinea, tuttavia, che la transizione dai combustibili fossili riguarda esclusivamente i “sistemi energetici”, senza coinvolgere il loro utilizzo nella plastica, nei trasporti o in agricoltura. Si tratta sicuramente di un passo in avanti nell’intento della comunità internazionale di contrastare il cambiamento climatico, nell’arco della Cop 28 si è, inoltre, rinnovata l’attenzione verso le nuove tecnologie di mitigazione climatica, come la cattura/stoccaggio della CO2 ed altri metodi di fissazione del carbonio, sulla cui efficacia e sul cui possibile impatto ancora non si ha certezza.
Altra iniziativa degna di rilievo, e che sta ottenendo apprezzabili risultati, è il Patto dei Sindaci, il più grande movimento delle città, su scala mondiale, per sostenere e promuovere azioni a favore del clima. I firmatari hanno condiviso una visione, avendo come orizzonte il 2050: accelerare la decarbonizzazione dei loro territori, rafforzando la loro capacità di adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico e garantendo ai propri cittadini un'energia sicura, sostenibile e accessibile.
Europa e il Green deal
La Commissione Europea, nella Comunicazione al Parlamento Europeo n. 739 del 2016, dal titolo “Il futuro sostenibile dell’Europa: prossime tappe”, aveva già fissato un traguardo intermedio, impegnandosi alla riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020, dichiarando, successivamente, con il Documento di riflessione n. 22 del 2019 “Verso un’Europa sostenibile entro il 2030”, di essere sulla buona strada per la riduzione delle emissioni entro il 2020. Il Consiglio europeo, nel quadro dell’attuazione dell’Accordo di Parigi ha assunto esplicitamente l’impegno per una transizione verde socialmente equa e giusta, preannunciando l’adozione della Strategia europea sui cambiamenti Climatici, in occasione della Convention mondiale sul Clima (UNFCC) di Madrid nel dicembre 2019.
La Commissione Europea con il lancio del “Green Deal” ha definito l’ambizioso obiettivo di trasformare i problemi ambientali e climatici in un’opportunità di accelerare le trasformazioni della nostra società, attraverso una nuova Strategia europea per la crescita. La Strategia fissa una rigorosa tabella di marcia per rendere sostenibile l'economia dell’Unione Europea, indicando azioni per stimolare l'uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio a un'economia circolare e pulita, arrestare i cambiamenti climatici, mettere fine alla perdita di biodiversità e ridurre l'inquinamento. Il Green Deal si configura in una serie di macro-azioni contenenti strategie per tutti i settori dell'economia, in particolare i trasporti, l'energia, l'agricoltura, l'edilizia e settori industriali quali l'acciaio, il cemento, le TIC, i prodotti tessili e le sostanze chimiche, facendo riferimento e dando chiaramente applicazione alle indicazioni dell’Agenda Globale 2030 per lo sviluppo sostenibile.
A questo quadro strategico, si è successivamente aggiunta la comunicazione della Commissione “Plasmare un'Europa resiliente ai cambiamenti climatici – La nuova strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici” e la proposta “Fit for 55”: un pacchetto di misure per ridurre le emissioni di gas climalteranti almeno del 55% entro il 2030 con l’obiettivo per l'Europa di raggiungere carbon neutrality delle proprie emissioni entro il 2050, delineando così un percorso molto ambizioso per i prossimi anni. L’impegno a sostegno di un nuovo modello si sviluppo, che non influisca sul cambiamento climatico, è stato rinforzato dopo la crisi pandemica del Covid 19, divenendo uno dei perni sui cui è sviluppato il programma europeo “Next generation EU” e i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza, che ne rappresentano l’attuazione nei singoli Stati.
L’Italia e le azione per il clima
A livello nazionale è stata avviata una piattaforma programmatica per l’ambiente, che affronti in modo sistematico il contrasto al cambiamento climatico per mitigarne gli effetti. Già con la legge sul clima (Decreto-legge n. 111 del 14 ottobre 2019) sono state adottate una serie di misure sia per garantire il rispetto della qualità dell’aria, secondo gli standard imposti dalla direttiva comunitaria 28 maggio 2008, n.50, sia per rafforzare il contrasto al cambiamento climatico.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC), come da Regolamento UE 2018/1999 del dell'11 dicembre 2018, è lo strumento fondamentale per indirizzare la politica energetica e ambientale del Paese, è stato aggiornato e inviato formalmente alla Commissione, Europea nel luglio 2023, la Commissione ha fornito i suoi pareri nel dicembre del medesimo anno, in attesa dell’approvazione definitiva entro il 30 giugno 2024. Il PNIEC italiano fissa, inoltre, gli obiettivi nazionali da raggiungere entro il 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni di CO2, ma anche in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia, competitività, sviluppo e mobilità sostenibile.
Con D.M. n.434 21 dicembre 2023 è stato, inoltre, approvato il Piano Nazionale Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC). Il tema del cambiamento climatico è al centro quale motore dei prossimi investimenti che saranno realizzati attraverso i fondi europei di Next generation Eu. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) “Italia domani” prevede quasi 60 miliardi sulla "Rivoluzione verde e transizione ecologica", in coerenza con il Green Deal europeo, investendo su l’economia circolare, programmi di ricerca per le fonti di energia rinnovabili, lo sviluppo della filiera dell’idrogeno e la mobilità sostenibile, oltre ad azioni volte al risparmio dei consumi di energia tramite l’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico e privato ed, infine, iniziative per il contrasto al dissesto idrogeologico e la riforestazione.
Il Piano per la Transizione Ecologica (PTE) riporta, invece, gli obiettivi principali delle politiche ambientali partendo da quelli fissati a livello di UE per contrastare i cambiamenti climatici in atto (riduzione del 55% al 2030 delle emissioni di CO2 rispetto al 1990 e raggiungimento della neutralità climatica al 2050),correlandoli strettamente a quelli energetici: l'apporto delle energie rinnovabili alla generazione elettrica dovrà raggiungere almeno il 72% al 2030 e coprire al 2050 quote prossime al 100% del mix energetico primario complessivo. Inoltre, la mobilità sostenibile dovrà basarsi su di un’implementazione del traffico su rotaia, il ricorso a carburanti a minor impatto, raggiungendo, a partire dal 2030, almeno il 50% delle motorizzazioni in elettrico. Altri obiettivi del PTE riguardano l’azzeramento del consumo netto di suolo entro il 2030, il potenziamento delle infrastrutture idriche e delle aree protette. La nuova "Strategia nazionale per l'economia circolare” dovrà promuovere un'economia circolare avanzata e una riduzione della produzione di scarti e rifiuti del 50% entro il 2040. Le misure per il raggiungimento degli obiettivi indicati sono principalmente quelle contemplate, e finanziate, dal PNRR.
Un passaggio molto significativo è stata anche l’approvazione della legge costituzionale 11 febbraio del 2022, che modificando gli articoli 9 e 41 ha portato all’introduzione nella Costituzione Italiana della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, affermando che l’ambiente è un valore costituzionale e che la tutela ambientale è un diritto protetto costituzionalmente, anche nell’interesse delle future generazioni.
In parallelo, è stato avviato un importante intervento sul versante dell’Educazione allo sviluppo sostenibile, perché il processo di transizione ecologica avviato richiede, per poter avere successo, anche un ripensamento profondo degli stili di vita imperniato sulla sostenibilità, una cosciente trasformazione culturale nei cittadini, che già nel periodo della loro formazione, negli anni primaverili delle loro vite, devono comprendere la necessità di adottare nuovi modelli di produzione, di consumo, di muoversi, tanto nel lavoro quanto nel tempo libero. A questo intervento del Ministero dell’ambiente (MASE) si affianca il processo coordinato dal Ministero degli Affari Esteri (MAECI) e dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) con l’adozione della Strategia Nazionale per l’Educazione alla Cittadinanza globale (target 4.7 dell’Agenda 2030).
La Regione Lazio e l’adattamento ai cambiamenti climatici
La Regione Lazio ha definito già dal 2021 la propria Strategia Regionale per lo sviluppo sostenibile, definendo, inoltre, l’integrazione tra le Misure di Adattamento ai cambiamenti climatici e la Strategia di sviluppo sostenibile stessa, nella pubblicazione: “Lazio, regione partecipata e sostenibile, il contributo dell’adattamento ai cambiamenti climatici”, elaborato anche grazie al prezioso supporto specialistico della Fondazione Centro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC).
Il Contributo dell’Adattamento ai Cambiamenti Climatici della Regione Lazio si inquadra, appunto, nel più ampio contesto della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile “Lazio, regione partecipata e sostenibile” della quale rappresenta “parte integrante ed essenziale” per individuare le condizioni in base alle quali declinare le azioni di contrasto ai mutamenti climatici e ambientali.
Concorre, congiuntamente ai piani e programmi introdotti negli ultimi anni (fra i quali il Piano Energetico regionale, il Piano Agricolo Regionale; il Green Public Procurement; il Piano per la Transizione Ecologica del Lazio – PTE), alla Transizione Ecologica regionale per lo sviluppo sostenibile e la riduzione delle diseguaglianze. Costituisce l’avvio di un percorso verso la gestione integrata delle proprie peculiarità per una Regione più resiliente e più sostenibile ed intende fornire una solida base conoscitiva di riferimento attraverso